www.lastampa.itSe i muezzin cantano Bella CiaoIn Turchia, nelle strade attorno ai minareti di Smirne, al posto dell’adhan, la chiamata rituale alla preghiera, risuonano le note di “Bella Ciao” nella versione dei Grup Yorum, banda musicale che ha perso tre membri dopo uno sciopero della fame (durato più di 300 giorni) fatto per rivendicare il diritto alla libertà d’espressione negato dal regime di Erdogan. Quelle note ricordano anche un uomo e una donna morti nello stesso modo per chiedere la liberazione dei detenuti politici. E’ un tema di cui in Italia non si parla abbastanza. Con l’amnistia decisa per il coronavirus, dalle carceri turche sono usciti centomila detenuti, tutti criminali comuni, ma ne sono rimasti dentro migliaia di altri: detenuti politici non legati a gruppi armati, giornalisti, musicisti, uomini e donne legate al partito filo curdo, arrestati perché difendevano la pratica di avere un doppio sindaco - una donna e un uomo - arrestati perché minavano l’identità dello Stato. C’è una repressione fortissima in quella terra. E la musica di “Bella Ciao” ha sostituito l’adhan a Izmir perché la città ha una storia laica e progressista. Di sinistra. La religione non è fondamentalista, anzi, viene calata in un contesto sociale decisamente avverso a Erdogan. L’opposizione sociale al regime è molto forte.
Turchia, "Bella ciao" risuona dai minareti delle moschee e scatena l'ira di Erdogan
Ecco, il tema principale è proprio questo: la battaglia contro il regime autoritario che in Turchia stanno combattendo tanto i laici quanto i musulmani moderati. Esiste poi un secondo elemento su cui riflettere: la Turchia è un luogo dove continuiamo ad andare in vacanza, dove abbiamo tour organizzati, scambi diplomatici e commerciali. Con i turchi giochiamo persino a calcio nei tornei internazionali, eppure è un Paese dove c’è un regime autoritario. E c’è, mi viene da dire, in maniera didascalica: che cosa serve di più per capirlo, se non che chi lo combatte finisce in galera? E che per opporsi al regime si canta “Bella Ciao”, cioè la canzone dei nostri partigiani contro il fascismo? E’ centrale chiedersi quanto possiamo continuare a ignorare tutto questo a causa del ricatto che subiamo sui migranti. Come possiamo continuare a fare finta di trovarci di fronte a un Paese normale? In un contesto come quello di Smirne, “Bella Ciao” è una canzone conosciuta. Anche i combattenti curdi, gli oppositori politici, e la sinistra turca conoscono bene la storia della resistenza italiana, che per loro è un riferimento. Io stesso ho sentito cantare “Bella Ciao” sulle montagne del Kurdistan, fa parte della loro storia e della loro eredità. La potenza evocativa di “Bella Ciao” avrà delle conseguenze naturalmente. Il regime parla di sabotaggio e ha aperto un’inchiesta. Ma quello che succederà non sarà una sorpresa per nessuno. Chiunque faccia politica in Turchia mette in conto da decenni che nella propria biografia ci sarà il carcere.